Disegno di Sergio Toppi
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«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).
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«Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Voler essere discepoli del Cristo significa avere scelto e deciso di seguirlo, significa avere scelto Cristo come unico punto di riferimento della e nella nostra vita. Lo seguiamo perché lo amiamo e perché abbiamo fondato su di lui, e solo su di lui, il nostro progetto di vita. Vivremo, nonostante tutto, infedeltà ed errori quotidiani, ma non saranno questi a troncare la nostra sequela se sapremo accettarli e viverli come limite e quindi come parte della croce che ogni giorno ci è chiesto di portare. Una croce fatta di grandi e piccole sofferenze e miserie, ma è proprio l’adesione alla “nostra” croce la via per divenire e rimanere suoi discepoli. La Chiesa, oggi e sempre, è costruita da chi ha il coraggio di affidarsi soltanto a Dio e seguire Gesù con totale abbandono e senza nessun compromesso.
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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)
«Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
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Dalla Parola del giorno
«Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
Di più
Provo ad immaginarmi la scena. Gesù, la folla, i discepoli. Le parole esigenti del Rabbì mettono a nudo, scavano nel cuore un solco profondo nel quale ciascuno dei discepoli può provare a leggere la sua verità. Chi sto seguendo? Quali sono le parole che nutrono la mia vita? Quali sono i criteri in base ai quali scelgo, rinuncio, dico dei sì oppure dei no? Quali sono i miei sogni? Le parole di Gesù sono per la folla, non solo per alcuni. Le condizioni per essere discepoli che troviamo in questa pagina di Luca sono per tutti. Non è solo roba da preti, frati o suore... Per tutti Gesù lancia un invito, una possibilità. Già diverse volte siamo passati da questa proposta che il Signore lancia a coloro che intrecciano il suo cammino. In queste righe, però, si tocca quello che gli studiosi chiamano il radicalismo di Luca. Tutta la forza paradossale delle parole di Gesù è conservata in questi versetti. Il verbo greco che traduciamo con "odiare" non vuole contraddire il comandamento dell'amore verso i propri genitori, i famigliari e nemmeno proporre una forma di masochismo nell'odiare la propria vita. Gesù fa una proposta forte, radicale, che lascia senza fiato: è l'esigenza di un amore che supera quello dei legami famigliare e affettivi. Al discepolo è chiesto un "di più". Allora mi viene spontaneo chiedermi dove si vede, nella nostra vita di cristiani, questo "di più". Amo mio marito o mia moglie con questo "di più", ributtandomi con fiducia nella volontà di Dio anche nei momenti di incomprensione e di fatica? Amo mio figlio non legandolo a me, ai miei progetti o desideri e sono pronto a metterlo nelle mani di Dio, al "di più" promesso da Gesù? Amo la mia comunità senza legarla a me, ai miei gusti, ai miei pallini, senza creare partiti e divisioni, senza escludere nessuno, accetto che il "di più" del Vangelo mi chieda di cercare il mare aperto e di smetterla di stare a sgambettare a riva? Forse proprio questo è portare la croce. Non solo sopportare una malattia o un evento imprevisto e doloroso, non solo gestire con fede una situazione inaspettata che arriva tra capo e collo. La croce non è solo ciò che accade senza preavviso, ma è la conseguenza di una libera scelta che il discepolo compie in nome del Vangelo e che lo espone alla fatica, alla derisione, all'incomprensione. La croce la porto perché l'ho scelta e sapevo bene quello che stavo per fare. Come Gesù. Come il mio Signore. Dopo del Regno.
Buona Settimana don Roberto Seregni |
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Padre, mi hai creato signore dell'universo, hai affidato alle mie mani la cura del creato nobilitando il lavoro. Non permettere che io mi svilisca rendendomi schiavo delle cose o dell'ambizione di apparire. Trasforma il mio fare in un servizio di carità.
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Si siede prima a calcolare la spesa. La vita è più che costruire una torre. Eppure per una costruzione si vede logico fare progetti, calcoli, preventivi di spesa per verificare i mezzi necessari al compimento dell'opera, per vivere non si pensa davvero a fare calcoli, progetti, preventivi di spesa... Gesù ci invita a sederci, a valutare tutto ciò che siamo, a scegliere come, dove, perché agire... perché la vita sia vissuta in pienezza, sia "compiuta". Vogliamo una volta tanto dedicare del tempo a esaminare le nostre possibilità? Altrimenti rischiamo di vivere nel campo dove è nascosto il tesoro, senza saperlo e soprattutto senza trovarlo!
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Disegno di Sergio Toppi
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Considerate Gesù Cristo come l'Apostolo... Ma considerate insieme che ogni apostolato e ogni apostolo, in ogni tempo e in ogni luogo, nasce nel Cuore di Maria, è nutrito e cresciuto da Maria, opera sotto l'ombra benefica di Maria. Benedetti i frutti del seno di Maria! (RdA, 260).
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La Chiesa è nostra madre perché ci ha partoriti nel Battesimo. Ogni volta che battezziamo un bambino, diventa figlio della Chiesa, entra nella Chiesa. E da quel giorno, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica, con la forza della Parola di Dio, il cammino di salvezza, difendendoci dal male. La Chiesa ha ricevuto da Gesù il tesoro prezioso del Vangelo non per trattenerlo per sé, ma per donarlo generosamente agli altri, come fa una mamma.
Piazza San Pietro - Mercoledì, 3 settembre 2014
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Quando le croci sono troppe
Un uomo viaggiava, portando sulle spalle tante croci pesantissime. Era ansante, trafelato, oppresso e, passando un giorno davanti ad un crocifisso, se ne lamentò con il signore così: "Ah, signore, io ho imparato nel catechismo che tu ci hai creato per conoscerti, amarti e servirti... Ma invece mi sembra di essere stato creato soltanto per portare le croci! Me ne hai date tante e così pesanti che io non ho più forza per portarle...". Il Signore però gli disse: "vieni qui, figlio mio, posa queste croci per terra ed esaminiamole un poco... Ecco, questa è la croce più grossa e la più pesante; guarda cosa c' è scritto sopra...". Quell'uomo guardò e lesse questa parola: sensualità. "Lo vedi?", disse il Signore, "questa croce non te l'ho data io, ma te la sei fabbricata da solo. Hai avuto troppa smania di godere, sei andato in cerca di piaceri, di golosità, di divertimenti... E di conseguenza hai avuto malattie, povertà, rimorsi". "Purtroppo è vero, soggiunse l'uomo, questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella croce e se la pose di nuovo sulle spalle. Il Signore continuò: "Guarda quest' altra croce. C'è scritto sopra: ambizione. Anche questa l'hai fabbricata tu, non te l'ho data io. Hai avuto troppo desiderio di salire in alto, di occupare i primi posti, di stare al di sopra degli altri... E di conseguenza hai avuto odio, persecuzione, calunnie, disinganni". "E' vero, è vero! Anche questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella seconda croce e se la mise sulle spalle. Il Signore additò altre croci, e disse: "Leggi. Su questa è scritto gelosia, su quell'altra: avarizia, su quest'altra...". "Ho capito, ho capito Signore, è troppo giusto quello che tu dici...". E prima che il Signore avesse finito di parlare, il povero uomo aveva raccolto da terra tutte le sue croci e se le era poste sulle spalle. Per ultima era rimasta per terra una crocetta piccola piccola e quando l'uomo la sollevò per porsela sulle spalle, esclamò: "Oh! Come è piccola questa! E pesa poco!". Guardò quello che c'era scritto sopra e lesse queste parole: "La croce di Gesù". Vivamente commosso, sollevò lo sguardo verso il Signore ed esclamò: "Quanto sei buono!". Poi baciò quella croce con grande affetto. E il Signore gli disse: "Vedi, figlio mio, questa piccola croce te l'ho data io, ma te l'ho data con amore di padre; te l'ho data perché voglio farti acquistare merito con la pazienza; te l'ho data perché tu possa somigliare a me e starmi vicino per giungere al cielo, perché io l'ho detto: 'Chi vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua...', ma ho detto anche: 'il mio giogo è soave e il mio peso è leggerò". L'uomo delle croci riprese silenzioso il cammino della vita; fece ogni sforzo per correggersi dei suoi vizi e si diede con ogni premura a conoscere, amare e servire Dio. Le croci più grosse e più pesanti caddero, una dopo l'altra dalle sue spalle e gli rimase soltanto quella di Gesù. Questa se la tenne stretta al cuore fino all'ultimo giorno della sua vita, e quando arrivò al termine del viaggio, quella croce gli servì da chiave per aprire la porta del paradiso.
Giovanni Francile
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