Disegno di Sergio Toppi
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«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15). «Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).
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Oggi si vota per rinnovare il Parlamento Europeo costituito da nove gruppi nei quali confluiscono i partiti degli Stati membri (28). L'Italia eleggerà 73 rappresentanti, esistendo ancora la variante del Regno Unito, che potrebbe far rientrare qualcuno in più dei nostri, rispetto alle precedenti elezioni del 2014. <<Ma quanti andranno a votare oggi per l'Europa?>> mi chiede il Gallo del mattino. Bisognerebbe avere la sfera di cristallo per saperlo. Certamente andranno gli europeisti convinti, cioè coloro che vedono nell'Unione Europea un vantaggio per gli Stati membri, vantaggi non solo economici ma anche politici, culturali, sociali. Da sempre, l'unione fa la forza. Nel nostro caso la forza deriva dal numero dei votanti, che rafforzerebbero le idee del proprio partito. I partiti sono una buona cosa, se rappresentano idee diverse che si confrontano e si orientano a favore del bene comune. Se si litiga e basta, l'idea del bene comune scompare dalla scena. La prima definizione di "politica" risale ad Aristotele ed è legata all'etimologia del termine; secondo il filosofo greco, "politica" significa l'amministrazione della "polis" (la città-stato) per il bene di tutti, uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. E le tentazioni della non-politica sono tante, sulle quali prevale la sete di potere e di denaro. <<Ehi, stamattina stai facendo un comizio. Noi cristiani, abbiamo il comandamento di allargare le braccia a tutti, come fece Nostro Signore>>. Il Gallo, in altre parole, mi pone la questione se i cristiani debbano fare politica. Il quesito non è recente. Nel Vangelo di Matteo (22, 15-22) è riportato l'episodio famoso della domanda farisaica rivolta a Gesù: bisogna pagare o no il tributo a Cesare? <<Date a Cesare quel che è di Cesare>>. Eccetera. I cristiani sono cittadini, come tutti gli altri, in “questo” mondo, anche se sono iscritti alla lista utopistica del Regno di Dio. <<In concreto: chi votiamo?>>, incalza il Gallo “politico”. Se guardiamo il momento presente in Italia, direi, per gli operatori di pace, in linea con <<le Beatitudini>>, il programma rivoluzionario di un certo Gesù (Mt 5, 9). Amarcord. Conservo ancora una fotografia del 1952, che ritrae una classe di 25 alunni, me compreso, in IV elementare. Sulla lavagna, ben chiare, sono scritte tre parole in caratteri cubitali <<Scuola, Patria, Famiglia>>. Il professore è lì accanto, dritto come una guardia che vigila. Mi sono chiesto più volte perché lo slogan, attribuito al gerarca fascista Giovanni Giuriati, sia stato modificato, sostituendo la parola <<scuola>> a quella di <<Dio>>. Erano passati da poco gli anni della fine del regime fascista, della guerra, dell'avvento della Repubblica, e si nota il tentativo di salvare capra e cavoli, passato e presente, con una sterzata laica, per il bene delle nuove generazioni. Noi ragazzi allora non ci capivamo niente. Secondo me, sulla lavagna dei valori, lo spazio per una parola in più ci stava. Bisognava aggiungere <<scuola>> senza togliere <<Dio>>. Vota Antonio, vota Antonio. Se è uomo di pace.
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«Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Un’antica leggenda racconta che san Giovanni evangelista, vecchio e ormai sul suo letto di morte, continuava a mormorare: “Figli miei, amatevi gli uni gli altri, amatevi gli uni gli altri...”. Questo testamento di Gesù, che egli ci ha trasmesso, era per lui molto importante. E, certamente, questo amore non era facile nemmeno in quei tempi. Non è mai così necessario parlare d’amore come là dove non ce n’è. È la stessa cosa che succede per la pace: non si è mai parlato tanto di pace come oggi, e intanto si continua a fare la guerra in moltissimi luoghi. Ma, proprio su questo punto, il Vangelo di Giovanni pone un’importante distinzione: c’è una pace di Gesù e un’altra pace, data dal mondo. San Giovanni attira la nostra attenzione sul fatto che noi non dobbiamo lasciarci accecare dalle parole, dobbiamo tenere conto soprattutto dello spirito nel quale esse sono dette. Dio ci ha mandato lo Spirito Santo per insegnarci la sua volontà. Il suo Spirito ci insegna anche a penetrare il senso delle parole. Possiamo allora rivolgerci a lui quando siamo disorientati, quando ci sentiamo deboli, quando non sappiamo più cosa fare. È un aiuto al quale possiamo ricorrere quando ci aspettano decisioni difficili da prendere. Egli ci aiuta!
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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29)
«Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
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Dalla Parola del giorno «Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che ho detto».
Se uno mi ama... "Se uno mi ama...", dice Gesù. Mettiamo mano alla pala e al piccone, oggi la Parola ci invita a scavarci dentro, a fare un angolo di verità sulla nostra vita di discepoli del Risorto. Gesù, come sempre, è molto chiaro: non basta dirsi cristiani, non basta fare delle pratiche religiose, ritagliarsi qualche minuto di preghiera al giorno o farci mettere una buona parola dalla zia suora. Gesù ci chiede di essere amato. Lui ci prende sul serio, vuole discepoli innamorati, liberi, maturi! Gesù vuole essere amato, niente di meno. E' su questo che si misura la statura umana e spirituale del discepolo. Ok, tutto bello. Ma come faccio a sapere se davvero lo amo o se "me la suono e me la canto"? Quale criterio può accompagnarmi per misurare la temperatura del mio amore per Lui? E' Gesù stesso che ce lo dice: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola". Lo so, potrebbe sembrare un ricatto o un vincolo limitante. Della serie: "Se mi ami devi fare come dico io... Se mi vuoi bene devi fare così e così... Se è vero che mi ami dimostramelo...". Ma la parola che Gesù chiede di osservare è Parola di bellezza sconfinata, non di chiusura e limitazione. Le Parole di Gesù sono ali e non zavorre. La Parola di Gesù è libertà e non prigionia. La Parola di Gesù è pienezza e non limitazione. La Parola di Gesù è un trampolino e non un muro. La Parola di Gesù è una bussola per orientarsi nella vita, per scegliere la felicità, per non lasciarsi ingannare dalle promesse false del mondo. Lui conosce come nessun altro il nostro cuore, sa che abbiamo bisogno di Parole che non ci marciscano addosso, che ci nutrano, che illuminino i passi più bui della nostra vita e che facciano risuonare a lungo le ore più bella della nostra storia. La Parola di Gesù è un invito, sta a me raccoglierlo. Il Rabbì di Nazareth non si è mai imposto, anzi, ha aperto possibilità, ha offerto un senso, ha dischiuso un cammino, ha acceso una luce, ha indicato una possibile direzione. Lo Spirito Santo, dono del Signore Risorto, ci ricorda tutto questo. Me lo diceva qualche giorno fa una mamma: a volte la vita annebbia, si è frullati dalle scadenze e dagli impegni e il rischio è quello di perdere di vista ciò che davvero conta. Lo Spirito promesso da Gesù ci riporta al centro, ci aiuta a ristabilire le priorità fondamentali della vita. Coraggio, cari amici! Apriamo a Lui il cuore, abbandoniamoci nelle Sue mani e non saremo delusi. Mai.
Buona Settimana don Roberto Seregni |
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O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere. Padre di Gesù e Padre mio, grazie per il dono di Gesù e dello Spirito Santo che mi aiutano a conoscerTi sempre di più. Apri il mio cuore ad un amore più sincero. Fa' che tutti sappiano che sono tuo discepolo per l'amore concreto che nutro verso di loro.
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Non siamo soli! E il segno della presenza dello Spirito Santo è anche la pace che Gesù dona ai suoi discepoli: «Vi do la mia pace» (v. 27). Essa è diversa da quella che gli uomini si augurano o tentano di realizzare. La pace di Gesù sgorga dalla vittoria sul peccato, sull’egoismo che ci impedisce di amarci come fratelli. È dono di Dio e segno della sua presenza. Ogni discepolo, chiamato oggi a seguire Gesù portando la croce, riceve in sé la pace del Crocifisso Risorto nella certezza della sua vittoria e nell’attesa della sua venuta definitiva.
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Disegno di Sergio Toppi
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Ut unum sint si richiede ancora di più per l'Istituto vostro, appunto perchè ci sono tre apostolati. Se una suora è dedicata ad un apostolato specialmente, l'altra a un secondo apostolato, ecc., si deve tuttavia conservare quell'unione di spirito e di attività (APD63, 499).
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Noi non siamo soli: Gesù è vicino a noi, in mezzo a noi, dentro di noi! La sua nuova presenza nella storia avviene mediante il dono dello Spirito Santo, per mezzo del quale è possibile instaurare un rapporto vivo con Lui, il Crocifisso Risorto. Lo Spirito, effuso in noi con i sacramenti del Battesimo e della Cresima, agisce nella nostra vita. Lui ci guida nel modo di pensare, di agire, di distinguere che cosa è bene e che cosa è male; ci aiuta a praticare la carità di Gesù, il suo donarsi agli altri, specialmente ai più bisognosi.
Al Regina cœli - Piazza San Pietro - Domenica, 1° maggio 2016
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Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono. Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa. Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi. Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto. Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente. Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così? Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie. Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli. Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E' Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l'uomo come io l'ho pensato e voluto.". Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall'egoismo e dalla menzogna, dall'ingiustizia e dal disprezzo. I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte. Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui. Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo. Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo. Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.
Gianni Rodari
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